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Compliance: perché preferiamo le compresse alla siringa

Silvia Martinelli • 5 giugno 2024

Compliance: come rendere appetibile un farmaco!

A tutti è capitato di dover assumere un farmaco e preferire una compressa orale ad un'iniezione intramuscolo, oppure una bustina da sciogliere in acqua ad una capsula da ingoiare. Basti pensare anche alle formulazioni pensate per bambini, realizzate sottoforma di sciroppi dolci, caramelline gommose o altri prodotti che aiutano a migliorare la palatabilità del farmaco. Da qui parte il concetto di compliance e si estende a tutto ciò che riguarda l'aderenza del paziente alle terapie o ai consigli medici che gli vengono forniti.

Cos'è la compliance?

La compliance è definita come l’aderenza di un paziente alle prescrizioni mediche, farmacologiche o non farmacologiche (dietetiche, di regime di vita, di esami periodici di monitoraggio). Descrive quindi se il paziente segue correttamente nei tempi e nelle modalità le prescrizioni rilasciate dal personale medico / professionista.


Una buona compliance si ottiene ad esempio quando il paziente:

  •  assume un dato farmaco rispettando la posologia (dosaggio e tempo di assunzione) prescritta;
  • adotta le modifiche dello stile di vita suggerite dal medico, queste possono essere relative alla dieta o a dei comportamenti (ad es. l’utilizzo del fumo, astensione dal alcool e droghe, aumento dell'attività fisica ecc.), in modo da non mettere a rischio la propria salute;
  • osserva la dieta prescritta del medico;
  • rispetta gli appuntamenti per le visite di controllo.

In questi casi si dice che il paziente è compliante; nello specifico, per essere considerato tale, il Paziente deve completare la terapia prescritta per almeno l'80%.


Quando si ha una cattiva compliance?

Contrariamente una cattiva compliance si ha quando c’è una mancata assunzione, sospensione o riduzione di dosaggio dei trattamenti. Una cattiva compliance è sinonimo di scarsa aderenza alla terapia prescritta che può tradursi in mancata assunzione, sospensione o riduzione di dosaggio dei trattamenti; ad esempio, il Paziente - di proposito o involontariamente - modifica dosi e tempi di assunzione dei farmaci prescritti o decide di sua sponte di non presentarsi ai check up.


Diversi fattori possono concorrere ad una bassa compliance:

  • Età del paziente: la compliance è più bassa è più comune in adolescenza e in età anziana; nel bambino, dipende ovviamente dai genitori. L'anziano, ad esempio, può non comprendere correttamente la posologia o le modalità del trattamento, può involontariamente modificare l'assunzione di un farmaco anche solo scordando le prescrizioni mediche. È inoltre intuitivo che il paziente anziano può sbagliare nella somministrazione dimenticando l'assunzione come da schema o confondendo le confezioni dei medicinali.
  • Stato psico-fisico legato alla patologia: possono incorrere deficit cognitivi, visivi e/o acustici in grado di diminuire la compliance (problemi motori, dimenticanze..)
  • Tipo di terapia e forma farmaceutica: la tipologia della terapia può ridurre la compliance se si riferisce a prescrizioni non farmacologiche riguardanti lo stile di vita (es. dieta corretta, smettere di fumare ecc.). Per quanto riguarda la forma farmaceutica, un farmaco formulato con una somministrazione che ha un livello meno invasivo per il paziente, ad esempio, una sola compressa da assumere quotidianamente sarà più semplice da una somministrazione sottocutanea, per cui la compliance potrà essere maggiore.
  • Schema terapeutico: se lo schema risulta complesso e il dosaggio ripetuto nel corso del giorno la difficoltà aumenta.


Cosa comporta una bassa compliance?

Valutare l'osservanza del Paziente alle prescrizioni mediche è piuttosto importante, poiché, in generale, una terapia che non viene effettuata con puntualità e precisione perde di efficacia. Di conseguenza, una scarsa compliance può favorire l'insorgenza di complicazioni, recidive o prolungamenti della malattia che si prefigge di curare. Tutto ciò si traduce in un problema di salute pubblica.

La “scelta” di non aderire ad un trattamento può essere generalmente divisa anche in:

  • non intenzionale (ad esempio il paziente non comprende correttamente la terapia o parti di essa);
  • intenzionale (il paziente sceglie consapevolmente di non seguire la terapia medica per le ragioni più disparate, siano esse razionali o irrazionali).


Possono esserci dei motivi aggiuntivi come la difficoltà nel raggiungere le strutture adibite alle visite di follow-up e contestualmente il costo per raggiungerle. In questo caso la durata del trattamento può influire sulla compliance tende che tende quindi ad essere elevata per i trattamenti brevi e assai più bassa per quelli cronici.


Inoltre è importante ricordare che ogni paziente può avere implicazioni diverse come la mancata accettazione della malattia, ad esempio perché i sintomi e i disturbi della malattia non si sono ancora manifestati o perché questa non è ancora insorta (terapia preventiva negli individui a rischio).


Nel caso invece di malattie croniche si può instaurare nella mente del paziente il pensiero che non potrà guarire da una malattia, ma al massimo controllarne i sintomi,  e questo può innescare il desiderio di abbandonare la cura prescritta o di cercare una soluzione alternativa. Contrariamente il paziente potrà convincersi di essere guarito semplicemente perché si trova in una fase di remissione della malattia.


Altri fattori che influenzano la compliance


  • Paura degli effetti collaterali dei farmaci: soprattutto nei casi in cui il Paziente interpreta come non necessaria la terapia prescritta (vedi casi precedenti); ad esempio, nella gestione di una malattia cronica l'intervento farmacologico potrebbe creare dei disturbi che prima non erano presenti;
  • Ambiente sociale sfavorevole: il supporto della famiglia e delle reti di sostegno sociale risulta utile per migliorare la compliance;
  • Cattivo rapporto medico-Paziente: la compliance, nella sua definizione classica, implica un'accettazione passiva, da parte del Paziente, di quanto prescritto dal medico. Tuttavia, la maggior parte dei Pazienti desidera partecipare attivamente alla definizione del percorso terapeutico, discutendo col medico gli effetti della terapia, le alternative, le esperienze passate ecc; di conseguenza, per migliorare la compliance il medico dovrebbe argomentare le proprie scelte con un linguaggio comprensibile, rispondendo ai dubbi e alle richieste del Paziente, coinvolgendolo nella gestione della malattia e creando delle aspettative realistiche sugli effetti terapeutici che potrà ottenere e sulle tempistiche necessarie a raggiungere tali risultati.

Rapporto medico - paziente

Il rapporto professionista / medico e paziente può ridurre drasticamente gli ostacoli che si incontrano durante uno specifico trattamento. È importante instaurare un rapporto di fiducia soprattutto durante le visite preliminari. Il medico o lo specialista deve comprendere lo stato d’animo, le difficoltà e i dubbi che possono scaturirsi nella mente di quest’ultimo e accompagnalo durante il percorso dandogli spiegazioni che possano essere chiare ed esaustive del trattamento. Il medico deve ispirare fiducia utilizzando un linguaggio semplice e riducendo il numero delle informazioni. L’ausilio di documenti cartacei (ad es. opuscoli) e/o digitali è un valido strumento, secondo alcune statistiche, la maggior parte dei Pazienti dimentica cosa il medico ha detto già nel momento stesso in cui lascia l'ambulatorio.


È fondamentale passare da un rapporto di passività del Paziente a un rapporto di collaborazione nel quale si senta pienamente coinvolto nel programma di cura. Il paziente deve essere incoraggiato a esprimere le sue domande e preoccupazioni, per poterli discutere insieme, e se necessario, coinvolgere anche la famiglia, rendendola consapevole della malattia e degli altri aspetti legati alla terapia prescritta.


Tale rapporto andrà poi coltivato nel tempo, in occasione dei successivi controlli di follow-up della terapia. In questo periodo la collaborazione del paziente è fondamentale. Dovrà essere stimolato e incoraggiato ad esprimere il suo parere sulla terapia seguita, sottolineando eventuali ragioni di insoddisfazione o di preoccupazione e riportando la frequenza e l'entità di eventuali scostamenti rispetto a quanto prescritto in modo da ridurre i bias. Inoltre è cura del medico ricordare l'importanza del trattamento e l'utilità dello stesso sottolineando il fatto che le difficoltà incontrate nell’adesione ad esso sono minori del beneficio che se ne trae.

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